gli ambigui segni della memoria
ALBERTO FIZ
[...] Siamo, dunque, di fronte a "una sintassi selvaggia in apparenza, ma pura ed essenziale', come spiega Uccio Biondi. Che prosegue affermando che "la pittura e dentro lo stesso fare e deve sapersi immergere per consegnarsi spoglio alla fruizione". L'artista pugliese, insomma, ci rende partecipi di un processo formativo dove le immagini appaiono come frammenti della memoria, come simulacri di un universo caotico e magmatico di cui non é più possibile cogliere l'integrità.
E proprio "nel flusso ininterrotto di ciò che esiste", secondo quanto scrive Calvino nel suo Saggio Il mare dell'oggettività, che ci è consentito cogliere il significato di un'operazione tesa a superare gli stereotipi ponendosi come luogo del fare; in quest'ottica l'opera si pone come l'infinito del linguaggio in un corpo a corpo tra pittura e scrittura, tra forma e materia, tra stereotipo e ricerca del vero individuale.
Uccio Biondi ha il merito di annullare le distanze producendo un cortocircuito di carattere visivo, dove la parola diventa rumore e produce vere e proprie invasioni di campo nella sfera del colore.
Ma non per questo si assiste al trionfo della globalizzazione.
[...] La sua vuole essere un'opera di resistenza nell'ambito di composizioni dove la natura accetta la sfida con l'artificio e la smaterializzazione.
Basta uno sguardo, sia pur distratto al suoi dipinti, per scorgere improvvisi squarci di luce o colori impastati con l'argilla che rimandano, come d'incanto, alla concretezza del paesaggio. Sono luoghi mentali, ma anche sensazioni fisiche di una pittura dominata da cromie calde e intense.
FORMELLE DI RISO AMARO (dittico) mat. vari su tela cm 140 x 230 - 2000 |
[...] Collage, pigmenti, ritagli di giornali, scritte, pezzi di nylon, aderiscono alla pelle dell'opera (A Pelle s'intitolava una mostra milanese del Gennaio 2000) diventando parte integrante di composizioni stracolme di una memoria che si rivela lentamente allo spettatore pronto ad intraprendere un viaggio che va oltre l'apparenza delle cose.
I suoi messaggi sono talvolta fuorvianti e ambigui come accade in un'opera del 1999 Fragilmente, dove l'immagine di Marilyn (osservando le opere di Uccio Biondi a tutto si può pensare, meno che alla pop art di Andy Warhol) e simbolicamente all'apice di una sacralizzazione ironica e provocatoria.
Ma l'insistenza sulla componente religiosa non è casuale, e appare anche in un'altra composizione del 1999 intitolata emblematicamente Ex voto in cui la protagonista di A qualcuno piace caldo appare circondata da un cuore irregolare che interrompe, con la violenza di uno spot pubblicitario, la dolce cromia di un paesaggio dominato da un blu ultramarino.
Uccio Biondi, insomma, mescola le carte ma non rinuncia ad un impianto strutturato in maniera estremamente rigorosa dove la pittura agisce all'interno di spazi prestabiliti e la dialettica degli elementi nasce dall'incontro-scontro tra costruzioni geometriche primarie, evidenziando i termini di uno rappresentazione esclusivamente formale.
A ben vedere, i dipinti di Uccio Biondi sono luoghi fisici all'interno dei quali costruisce il linguaggio nell'assoluta convinzione che il reale si sviluppi seconda una dinamica che comprende artificio e natura, apparenza e illusione, anima e corpo.
La visione, insomma, è dentro la pittura secondo un percorso in cui la realtà si mostra in tutte le sue sfaccettature. "Il mondo del pittore è un mondo visibile, nient'altro che visibile, un mondo quasi folle, perché è completo e parziale allo stesso tempo, ha scritto il filosofo francese Maurice Merleau-Ponty secondo un'affermazione che si potrebbe applicare perfettamente alla ricerca di Uccio Biondi.