per ucciobiondi
FLAMINIO GUALDONI

marciapiedi

MARCIAPIEDI - mat. vari su tela cm 140x115 - 2000

"L'arte, l'opera, quel pezzo di tela a di tavola, quella superficie piana e convenzionalmente rettangola è un medium cui e ancora possibile, tuttavia, affidare tutto: tutto ciò che si è, che si pensa, a cui si aspira". Sono le parole di Francesco Arcangeli, 1972, nelle quali certo Uccio Biondi si riconosce; alle quali, certo, sovente pensa quando lavora, tenace e monacale, alle sue pitture.
Sono pitture che nascono per stratificazioni lente e avvertite, come "giornate", verrebbe da dire, se questo suo fosse un procedere a fresco, o come pagine di un privato giornale, se avessero l'abbreviazione confidente della quotidianità.
Biondi è erede amorevole della tradizione autre, cosi come i percorsi dell'astrazione lirica ce l'hanno restituita dopo i bagni purificatori dalle retoriche, troppe, dei tardi anni cinquanta e dei primi sessanta.
In questa serie di dipinti egli affronta, sub specie picturae, il tema antico dell'apparire, della pelle dell'immagine, dei suo declinarsi al mondo per le vie diverse dei significato. Non gli importa, è ovvio, giocare sul punto di contraddizione tra statuti di senso diversi - l'immagine di riporto meccanico e quella, altrimenti corporea, dei pittorico - cosi come più volte è stato nei corsi dell'arte. Il suo ragionamento, la scommessa, è più sottile. Mira a far collidere sostanze d'immagine, non i loro intendimenti. Quanto sia lisa, ormai, l'icona fotografica, e quanto capace di risimbolizzarsi, di remitizzarsi. Quanto, invece, la pittura possa, ancora, arcangelianamente dire e non solo dirsi.
Questo il punto, per Biondi. Egli sceglie di operare su strutture semplificate, l'assialità forte, le ortogonali, le zonature cadenzate da portanti forti. È su un'economia cromatica nella quale il grigio ton moyen regga stesure dissonanti - penso a certi cobalti, e certi verdi Veronese, alle ocre fatte timbro... - le quali serrino, anche percettivamente, l'aspettativa di profondità, e insieme costringano lo sguardo a "pascolare" (cosi Novelli) per corsi superficiali: dei quali anche gli inserti grafici, lettere e grafemi contratti in spasimo, dicano la natura di tabula.

mai più soli

PIù SOLI - mat. vari su tela cm 80x70 - 2000

Ebbene, ciò che di Biondi sorprende è che l'effetto, infine, non sia di all-over e di pellicolarità bidimensionale, quanto di concretezza di questa superficie: della quale avverti la fisiologia, la consistenza e tensione, e, soprattutto, la voglia di corpo. È una voglia di corpo che solo la pittura conosce, e può nuovamente far struttura di senso: essendo ormai irrimediabilmente dilapidata (e la citazione warholiana d'una Marylin sta, in uno dei quadri, a indicarlo programmaticamente) la credibilità referenziale - e non solo - dell'immagine tecnologica. Frana, in questi spazi saldi ancora, e capaci di sapere la propria interna plasticità, la nozione solo nominale di corpo, e si riprendo a pensare a corpi veri, a costante, a dimensioni. Di nuovo si può immaginare di pronunciarla, la realtà: grazie a "quella superficie piana e convenzionalmente rettangola", e alla pittura che non demorde.