le due anime
MARINA PIZZARELLI
MA SYNTÈSE - mat. vari su tav. cm 175x170 - 1995-96 |
Quello che emerge dall’ormai più che ventennale opera di Uccio Biondi è quel suo essere pittore-pittore, in modo intenso, convinto, sensuale; e parallelamente quel suo oscillatorio muoversi tra le tematiche sociali, reali, e l'indagine sui riflessi di quelle sulla propria coscienza di uomo che tende a ricercare il senso e la qualità dei suo lavoro in una dimensione di globalità culturale ed esistenziale.
Costanti queste che permangono pur nell'evolversi delle scelte linguistiche, a partire dalle opere figurative degli anni '70, così ricche di umori terragni e visceralmente legate alla poesia degli 'umili' fino alla svolta espressionista- astratta della metà degli anni '80, solo apparentemente lontana da quelle, ma parimenti caratterizzata da una forte necessità comunicativa e dall'impegno nel presente, nella storia, nella realtà, fino ad oggi.
Sulla linea di un linguaggio astratto materico-segnico-gestuale ampiamente sperimentato sin dalla metà degli anni '80, Biondi fa valere ancora una volta le ragioni interne dei suo mondo poetico.
Qui protagonista è il colore: ma quelle esplosioni cromatiche rutilanti e succose, le scritture agitate di segni, la gestualità violenta dei passato sono state sottoposte ad una progressiva signoria dell'intelletto che governa la fantasia senza peraltro mai mortificarne gli slanci, in una ricerca di equilibrio fra furore rnitopoietico e controllo della ragione. Impianti materici, per- meati dalla poetica dei 'muro' vengono sezionati in bande asimmetriche ed irregolari, scandite in rapporti equilibrati di piani cromatici in cui prevalgono i neri, i viola, i blu, i grigi, talvolta illuminati da improvvisi squarci di bianchi, gialli, rossi.
Le iniziali tematiche sociali sono qui interiorizza- te e sublimate, analizzate da una sorto di scandaglio interiore che affonda nella coscienza, diventano idea essenziale, urgente, immagine ridotto al suo minimo elementare eppure ricca di uno spessore, una densità simbolici.
Piuttosto che di astrazione si può parlare di un'esigenza di maggiore vicinanza alla realtà, alla sua verità interno, alle sue emergenze alla trasfigurazione mnemonica e psichica di essa. Ecco che il muro si squarcia, diventa quinto oltre cui sono lacerti di memorie, frammenti di vissuto, ciò che l'artista si porto dentro delle proprie esperienze e della propria terra, quanto della sua storia è impresso nella coscienza.
Così morfemi astratti s'intrecciano a rimandi reali, scritte, corte stampate, inclusioni oggettuali, disegni infantili, spaghi, chiodi e barchette di carta sospese nell'abisso.