L'ESSENZA DELLE MONNE
ANGELA SCHENA
Uccio Biondi è un artista la cui sensibilità si esplicita nel costante interesse nei confronti del mondo femminile, sia che ricorra alla pittura, sia che ricorra alla scultura.
Uccio Biondi ama le donne, e le ama tutte, comunque esse siano egli riesce a cogliere le peculiarità, riconducendole ad un suo stereotipo.
(…) Grazie Uccio, dalla centounesima donna della tua raccolta, fuoriserie ma pur sempre una tua… Monna Terranea.
MONNE TERRANEE.
IL RITRATTO FEMMINILE SECONDO UCCIO BIONDI AL TEMPO DI FACEBOOK
LORENZO MADARO
(…) Uccio Biondi, sicuramente uno degli artisti dell’area meridionale che ha fatto del dialogo acuto con numerose discipline –dal teatro al video, dalla performance all’arte sociale, rimanendo però sempre fedele alla pittura, così come documentato da tutta una serie di pubblicazioni e testimonianze critiche di rilievo, non ultime quelle di Luciano Caramel e Flaminio Gualdoni- nell’ampio progetto recente Monne Terranee presentato nella sua totalità su queste pagine, si è concentrato con determinazione e un impegno pluriennale a scandagliare questo “genere”, senza per forza trascinarsi tutte quelle prerogative che la critica ha sempre collegato, talvolta in maniera azzardata, al ritratto, ovvero l’analisi della dimensione psicologica di un volto o dello scenario tracciato da un segno marcato sulla pelle.
(…) Dove sono state prelevate queste “anonime” icone della contemporaneità? Biondi racconta che ha tracciato i ritratti con quella freschezza esecutiva tipica degli artisti di strada, che nelle piazze di Parigi, Roma, Firenze o Venezia disegnano il volto del turista di turno. L’artista ha però prediletto il confronto con la piazza della contemporaneità, naturalmente quella del social network Facebook, dove ha spesso recuperato le immagini-base per questo nuovo lavoro. La fotografia del “Profilo” – chi ha dimestichezza con uno dei social network oggi più sfruttati, ben comprenderà il valore di questo sostantivo – è forse l’emblema, anzi la sintesi, di quanto siamo e di quanto vorremmo essere. Mediante le conversazioni in chat, che in alcuni casi sono sfociate in amicizie vere e proprie, e lo scandaglio di album elettronici e immagini pubblicate da una lunga serie di donne, certe volte a lui sconosciute, Biondi ha estrapolato dalla rete le immagini fotografiche, rielaborate successivamente in studio mediante una lenta pratica che ha prediletto come punto di partenza l’uso del carboncino e della fusagine. Il disegno, inteso anche concettualmente come principio concettuale, è stato intervallato dalla pittura e dal collage, che ha previsto finanche l’ausilio di foglio d’album da disegno, così ricorrente negli artisti che praticano il disegno en plain air, amalgamati tra loro in un flusso pluridirezionale. Emerge così una galleria composita, contrassegnata da un interrotto susseguirsi di immagini, sguardi euforici o nervosi, forme e messaggi verbo-visivi. Gli stessi che rivelano palesemente il nome -ma solo il nome- della donna ritratta, attraverso una scrittura che predilige una concatenazione di caratteri marcati, sovrapposti, reinventati e scansionati secondo prassi sempre differenti. Rimane pertanto questa una peculiarità forte che contrassegna il nomadismo di Biondi, il quale non rinuncia a raffronti più o meno allusivi con certa arte storicizzata. Affiorano – tenendo ad esempio conto dello sguardo prolungato verso la serialità dei volti, per la sovrapposizione di particolari e caratteri tipografici – parziali dialoghi con il percorso di Andy Warhol: ma questo probabilmente è l’esempio più immediato. Biondi d'altronde, soprattutto in alcune opere, reinventa la composizione in maniera autonoma, proponendola talvolta con inedite soluzioni, in quella costante voracità mediata da una ponderata pratica pittorica. (...)
(…) Nonostante le intenzioni di Biondi non siano di ascendenza fisioniomica, da alcuni tasselli del mosaico pittorico emergono parzialmente caratteri e propensioni, che però non sono soltanto peculiarità delle donne ritratte, appartenendo in vero all’interno universo femminile. Niente di patinato frivolo. La donne di Biondi non sono quelle ritratte in una certa pittura o fotografia contemporanea. Nel complesso – le varie tavole vanno di fatto lette nella totalità della composizione, essendo schegge di un’opera unica – emerge un lavoro installativo modulare, da assemblare e reinventare con dinamico spirito curatoriale, diversi spazi, a contatto con altre tanate realtà, coerentemente con le molteplici sfaccettature dell’universo tratteggiato in Monne Terranee.
MONNE TERRANEE.
LUCIO GALANTE
(…) Alla luce della ormai lunga fortuna critica dell'artista non posso non condividere il concorde giudizio che il pittore sia aggiunto a una fase di piena maturità artistica, che ce lo fa rionoscere anche sotto il profilo dell'identità stilistica - criterio quest'ultimo un po' in disusuo o tutt'al più utilizzato per gli artisti ormai consegnati alla storia - ma sarebbe sbagliato considerare questa maturità come definitivo assestamento in una formula, col conseguente venir meno della tensione della ricerca. La sua tensione di ricerca è ampiamente dimostrata proprio dalle tematiche affrontate e dal modo con cui lo sono state. Veri e propri approfondimenti, se così si può dire, incentrati, come la critica ha già rilevato, sulla realtà dell'uomo. (...) Ciò che sembra aver guidato l'artista è il bisogno di conoscenza, quasi di autonomo studio, sollecitato, è inutile dirlo, dal fascino che il mondo femminile può esercitare e ha sempre esecitato sugli artisti di tutti i tempi. (...) Le donne di Biondi - lo specificativo, ovviamente, non è da intendere nel senso di appartenenza, anche se alcune di esse possono aver avuto a che fare "particolarismo biografico" - non sono più ora trasmesse "dalle icone pubbliche del cinema... della televisione, della pubblicità", ma quelle concrete dell'universo femminino, che se nella erie grafica possono sembrare una esemplificazione classificatoria, nella trasposizione pittorica cik riportano a loro vero spazio psicologico, complesso e misterioso, e mai completamente svelato. (...)